sabato 16 aprile 2011

Sesso e trasgressione in fattoria

A questo punto devo parlarne. Non posso più tacere ne far finta che la questione non esista. A questo punto è bene rompere i tabù, sovvertire gli schemi, dimenticarsi dei luoghi comuni.
Il fatto, in breve, è questo: le nostre coniglie fanno sesso tra di loro. E fin qui..non credo di essere ne la prima ne l’ultima a vedere due animali dello stesso sesso che si accoppiano.
Ma quello che ho scoperto stando quaggiù è che la faccenda è molto più frequente di quanto non pensassi,  che le espressioni di sessualità omosessuale si manifestano anche in mezzo ai periodi di calore, quando in teoria gli animali dovrebbero tendere  a razionali accoppiamenti etero a scopo riproduttivo.
Nonostante le mie vaghissime conoscenze scientifiche è questo che mi avevano insegnato più o meno in terza media. I piselli di Mendel, le teorie di Darwin. La natura che possiede una sorta di “istinto primario” a riprodursi, a portare avanti la specie, a crescere in numero di esemplari, il più forte che prevale sul più debole.
Invece ragazzi, volete sapere a che conclusione sono arrivata con tutto il rispetto per Mendel e Darwin? La natura è pazza, completamente. Se ne frega delle leggi e della biologia, se ne frega persino degli espedienti e dei trucchetti umani per tentare di razionalizzare e programmare le nascite degli animali che in una fattoria come la nostra sono all’ordine del giorno. Gli animali fanno come pare a loro…più o meno come noi, checché ne dica la Scienza.
Prendete le nostre coniglie che in onore di una nota coppia lesbica della letteratura del Novecento ho ribattezzato Gertrude e Alice. Entrambe sono state individuate come coniglie da riproduzione: Alice è color caffè con la coda a batuffolo attraversata da una striscia bianca, così florida e grassa da avere addirittura il gozzo. Gertrude è una coniglia albina dal pelo bianco e dal portamento matronale che, se non vado errata ha già partorito almeno un paio di volte.
Ora i nostri conigli – come quasi tutti i nostri animali -  stanno liberi in grandi recinti che non sono altro che porzioni del bosco antistante gli orti e la casa circondate da una rete metallica che serve più che altro a proteggerli dai predatori. Questa cosa a me piace enormemente, è uno dei motivi che riesce a consolarmi quando penso che – allevamento biologico o meno-  gli animali qui finiranno prima o poi in padella:<< certo>> mi dico << ma dopo aver vissuto una vita più che dignitosa>>. Il pezzo di bosco dove stanno i conigli è pieno di tane e buche che loro hanno scavato per terra. Per tutto l’inverno hanno saltellato tranquilli scavando tunnel e gallerie finché un brutto giorno di marzo una malattia non ha decimato la piccola colonia composta da sei conigli “adolescenti” e le nostre due matriarche: Alice e Gertrude. In pochi giorni ne abbiamo persi quattro, ancora stentiamo a capire che cosa si siano presi: toxoplasmosi, Mev…non lo sappiamo. Sono i rischi del biologico, mi hanno detto. Quando non imbottisci gli animali di farmaci e non li droghi con gli steroidi, quando li nutri solo con fieno e piante come la Ginestra che cresce rigogliosa nei boschi… qualcuno può non farcela. Il nostro amico Darwin forse la chiamerebbe selezione naturale. La “peste dei conigli” se n’è andata così com’era venuta quand’è arrivata la pioggia (come nei Promessi Sposi)  lasciando vivi solo due esemplari che sono sopravvissuti, forse, grazie a massicce dosi di Echinacea, un medicinale omeopatico che abbiamo somministrato loro dopo averli “isolati” in un altro recinto. Alice e Gertrude invece, non si sono proprio ammalate. Sembravano immuni al contagio. Ed è così che, con la popolazione dei conigli decimata, abbiamo deciso di ospitare da un'altra fattoria un esemplare maschio – di provata virilità ci avevano assicurato -  per vedere se Alice e Gertrude “mettevano su famiglia” un'altra volta. Il maschio è arrivato, grande, bello, grigio e bianco, con due orecchie enormi e mobilissime, Alice e Gertrude sono state messe in una grande gabbia divisa a metà da un tramezzo di legno per facilitare l’accoppiamento.
Ho dovuto fare, mio malgrado, il mestiere più brutto del mondo: quello di mezzana. Ogni giorno facevo scorrere il tramezzo di legno e il maschio  passava da una parte all’altra: dopo aver trascorso una notte con Gertrude, lo mandavamo a trascorrerne una con Alice. Le settimane passavano e niente avveniva. O meglio, il maschio si impegnava direi, anche sotto i nostri occhi perché gli animali si sa non hanno il “comune senso del pudore”, Alice e Gertrude lo lasciavano fare senza troppo entusiasmo. In verità c’erano già stati segni alquanto preoccupanti: Alice aveva preparato un nido di fieno all’interno della gabbia, come se dovesse partorire e l’aveva disfatto pochi giorni dopo. Sempre Alice, forse infastidita dai frequenti approcci del maschio che pareva preferirla di gran lunga all’altra coniglia, aveva preso a “montarlo” a sua volta ogni volta che lui tentava di accoppiarsi, scatenando all’interno della gabbia vere e proprie gare a “chi sta sopra chi”.
Fino a che un giorno Gertrude non ha abortito. Non c’eravamo accorti che fosse incinta e doveva esserlo solo da pochi giorni probabilmente. Quando siamo andati a darle da mangiare quella mattina abbiamo scoperto che…la signora aveva già fatto colazione: si stava mangiando, di gusto direi, i piccoli feti appena abortiti. E poi la tragedia: circa dieci giorni dopo vado di buon mattino a controllare la gabbia e trovo il maschio sdraiato a terra, morto. Apparentemente sano fino al giorno prima è morto anche lui per un male misterioso, Alice e Gertrude se ne stavano immobili come due cariatidi ai lati opposti della gabbia, lontane dal cadavere,  come a voler dire “ non siamo state noi” io per parte mia continuo ad avere forti sospetti su di loro. Di qualunque male sia morto il povero maschio le femmine, come sempre, non se lo sono preso. Sono rimaste sane e sono tornate single, le abbiamo controllate con cura e anche la speranza che il defunto le avesse almeno lasciate “ragazze madri” è sfumata dopo pochi giorni.
La natura è pazza, imprevedibile, contorta e il mio capo si è arreso: tra pochi giorni arriverà una coniglia già incinta per aumentare di numero la popolazione, non c’era più motivo di lasciare in gabbia Alice e Gertrude e così ieri le abbiamo liberate. E appena libere, prima ancora di correre e saltellare in giro, prima ancora di andare a cercarsi qualche bella buca o tunnel confortevole: si sono annusate, riconosciute e….accoppiate. Le ho guardate un po’ perplessa, Alice sopra Gertrude sotto, e nel frattempo pensavo che quello era solo l’ennesimo episodio di amore omosessuale all’interno della fattoria: il Montone si accoppia, ormai da svariato tempo, con il Verro travalicando non solo i confini di genere ma anche quelli di razza. Le oche, entrambe femmine, si esibiscono reciprocamente in rituali di accoppiamento, i colombi maschi tubano fra di loro. Alice e Gertrude sono solo l’ennesimo esempio, il primo di omosessualità al femminile tra mammiferi, ma sono certa che è solo una questione di casualità e coincidenze: se potessimo osservare gli animali ventiquattrore su ventiquattro ne scopriremmo molti altri.
La natura è pazza, imprevedibile, irrazionale. Parole come “imperativo biologico”, “istinto materno”, mi saltano alla mento ogni volta che assisto a qualche episodio “fuori dalle leggi Darwiniane e Mendeliane”, sono certa che qualche amico scienziato o veterinario saprebbe darmi spiegazione di tutto questo, sono certa che queste cose sono note e so di non aver fatto importanti scoperte zoologiche. Ma non possono non venirmi alla mente le tante volte in cui usiamo la natura per giustificare le leggi umane che regolano le due cose, delicatissime, che abbiamo in comune con gli animali: il sesso e la riproduzione.
E mi chiedo che cosa potrebbe accadere se portassimo  i ragazzini delle medie che sudano sugli incroci di recessivo e dominante dei piselli di Mendel davanti alla gabbia di Alice e Gertrude senza proporre loro nessuna spiegazione razionale di quello che hanno davanti agli occhi, senza parlare di leggi o biologia. “La natura è pazza, imprevedibile, irrazionale” direi a questi giovani, ipotetici visitatori delle mie coniglie lesbiche “ e per questo grandiosa e piena di poesia nelle tante, incredibili sfumature e differenze nelle quali si esprime. Una cosa è certa in natura: quando due esseri viventi si scelgono, non c’è niente, neanche l’ossessivo bisogno dell’uomo di razionalizzare qualunque cosa e piegarla ai suoi voleri, proprio niente a ben vedere che possa tenerli a lungo separati”.

2 commenti:

  1. Nella modernità liquida e precaria di oggigiorno, che ci impone una serie di restrizioni perverse e scivolose, è bello sentire di due coniglie ciuffose che - nonostante finiranno presto in padella - godono del loro incontro. Al di fuori delle necessità riproduttive. Che l'amore e il piacere si diano solo al di fuori della necessità? Non so, ma in ogni caso è bello che si diano. Per le coniglie e noi tutti. :-) Laura

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  2. Grazie Laura, sono onorata che tu per prima commenti il mio blog e ti do una grande notizia: le coniglie NON finiranno in padella!!! In virtù della loro esposizione alla Peste assassina dei conigli il consiglio di Fattoria ha deciso che non possiamo darle da mangiare ai clienti del pregiatissimo restaurant....Gertrude e Alice saranno d'ora in avanti allevate solo a scopo decorativo e moriranno di morte naturale. Aveva ragione Virgilio: Omnia vincit amor et nos cedamus amori. Sono sicura che il mio secondo post ti piacerà anche di più....

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