Gli amici di Radda in Chianti piangono la scomparsa di Elvis, caduto nel vano tentativo di difendere le papere e l'onore! |
Insomma con suprema, contemporanea arroganza ti rifiuti di credere che la venuta della volpe sia un evento probabile oltre che plausibile…..e poi un sabato pomeriggio, sul tardi vai a chiudere gli animali per la notte e ti accorgi che c’è qualcosa di strano. Le pecore stanno belando incessantemente al contrario di tutti gli altri animali della fattoria che sono silenziosi e immobili. Sarà un caso, sarà una combinazione ma anche l’aria è ferma, il cielo pieno di nuvole, una di quelle giornate dove tra un minuto inizia un temporale…e i minuti passano ma la pioggia non arriva. E quando arrivi nel recinto delle papere i tuoi stupidi arroganti neuroni contemporanei non riescono a capire subito che cosa è successo, i tuoi stupidi, arroganti neuroni sono abituati a valutare e ponderare scenari comprensibili e intellegibili, scenari dominati da leggi positive e cartesiane, i tuoi stupidi arroganti neuroni allevati a pane e serie tv alla C.S.I non sanno che fare di fronte a un recinto chiuso, privo di aperture o lacerazioni dove fino a poche ore prima giravano indisturbate cinque paperelle e adesso di loro non c’è nessuna traccia.
E mentre sei lì a chiederti dove siano finite vedi il cadavere di Elvis steso a terra in mezzo a un mucchio di bianche piume. No, il re del Rock non è venuto fino in Chianti per morire in mezzo alle nostre papere dopo aver simulato più di trent’anni fa la sua prima morte, Elvis era solo il papero bianco e nero così ribattezzato in virtù del suo ciuffo di piume dritte sulla testa. Mi piace pensare che Elvis abbia provato a difendere la famiglia ma che sia caduto onorevolmente data anche la sua scarsa prestanza fisica: era piuttosto obeso il nostro papero come il suo omonimo nell’ultimo scorcio di carriera e probabilmente per questo la volpe si è evitata la fatica di portare i suoi resti fuori, fino alla tana dove i suoi cuccioli aspettavano la cena.
A parte il cadavere di Elvis e qualche piuma qua e la non è rimasta traccia di questo crimine: nessun impronta sul terreno, neanche una macchiolina di sangue. Il giorno seguente, come una cretina, ho passato la mattinata a controllare tutto il perimetro di reti che delimitano il bosco dove stanno gli animali: passo passo, cercavo il buco, la breccia dalla quale la maledetta volpe poteva essere entrata. Niente. Neanche un forellino. M. il grande M, cacciatore, coltivatore e muratore oltre che mio maestro di vita che mi ha insegnato a murare a secco e a zappare mi ha guardato divertito scandagliare la recinzione e si è messo a ridere: << La volpe è rossa come il diavolo>> ha detto con lo stesso sguardo furbo di quando mi vede china nei riquadri dell’orto a strappare le erbacce e dice << l’orto vuole l’uomo morto>>. Alla fine non era neanche il dispiacere per le papere crudelmente assassinate… era che mi bruciava, ecco, mi bruciava essere stata fregata e non riuscire a capire come, mentre M. sornione se la rideva ho capito chiaramente che dietro al mio disappunto c’era qualcos’altro.
Il fatto è che ho avuto una strana sensazione di deja vu quando sono entrata in quel recinto e lentamente ho realizzato l’accaduto: come se non mi fosse nuova quest’esperienza.
Ho chiuso gli occhi per un attimo, solo un attimo e mi sono accorta che si, l’avevo già provato: quel senso di panico e smarrimento, nel non sapere, nel non capire COSA ti sta accadendo, da dove arriva il pericolo e perché. È stato il giorno in cui ho perso il lavoro, il MIO lavoro, quello per cui avevo studiato e mi ero formata, il lavoro che per me non era un’avventura occasionale da B.R.A ma un motivo di realizzazione e di soddisfazione, quel lavoro che la crisi economica e la follia di un capo incapace di gestire le risorse a sua disposizione mi hanno portato via.
In quel giorno come in questo non sono riuscita a capire la dinamica dell’accaduto e sono rimasta lì a bocca aperta senza sapere che fare. Cercavo anche allora una breccia, un buco nella rete cercavo di capire cosa non aveva funzionato o anche dove avevo sbagliato….anche se sapevo benissimo di non aver sbagliato niente. Perché tu puoi fare anche tutto giusto: chiudere le recinzioni, serrare i cancelli, controllare il perimetro e tenere gli animali al riparo….ma tutte queste buone pratiche ti danno solo l’illusione di poter controllare qualcosa di incontrollabile. La verità è che la volpe è un predatore, un animale programmato per uccidere e cacciare e nonostante tutto il tuo impegno nel suo modus operandi ci sarà sempre qualcosa che ti sfugge, qualcosa di imponderabile e piuttosto inquietante che noi uomini non riusciamo a vedere.
Ed è lo stesso per la mia generazione: ci avevano detto che se facevamo i compiti, prendevamo la laurea, affrontavamo senza fiatare stage gratuiti e master costosissimi alla fine sarebbe arrivato il premio, il passo in avanti nella scala social evolutiva, il piccolo passo che i nostri genitori non avevano potuto – in maggioranza – permettersi: non solo un lavoro sicuro, ma un lavoro che ci piaceva e ci gratificava. Ma poi è arrivata la volpe e siamo rimasti senza gratificazioni ma anche senza lavoro e senza futuro….e non è colpa nostra, non siamo noi ad aver dimenticato un cancello aperto o ad aver fatto entrare un pericoloso predatore. Qualcosa ci è sfuggito perché nessuno ci aveva preparato a coglierne i segni e non c’è niente che possiamo fare adesso se non imparare a “tenere botta” e incassare.
Dicono che la volpe sia capace di abbaiare come i cani, io non l’ho mai sentita da quando lavoro quaggiù. È un suono sinistro, mi hanno raccontato, a metà tra un lamento e un ululato, è un suono che mette freddo e fa paura. Va bene terrò botta e me ne starò buona perché questa volta ha vinto lei anche se non so come è riuscita a violare le nostre difese, per consolarmi della perdita di Elvis sto imparando a guidare il trattore e ad ogni buon conto all’angolo della recinzione ho piazzato una bella trappola con tanto di esca, magari chissà la prossima volta vinco io, magari riesco a prenderla, la volpe, o almeno a capire come riesce a entrare e a portarsi via cose mie, mie per merito e per diritto.
Ottimo anche questo. Il procedimento che hai individuato (dico di nuovo "alla Zucconi") secondo me funziona perfettamente.
RispondiEliminaMarta
prima si diceva c'ho una scimmia. adesso si dirà mi è arrivata la volpe.
RispondiEliminatarf
c'ho una scimmia....bello, qui ci sono anche le scimmie tra l'altro e i Lama...non so se te l'avevo detto!
RispondiEliminaChiara