domenica 3 luglio 2011

e poi arriva la volpe...

Gli amici di Radda in Chianti piangono la scomparsa di Elvis
caduto nel vano tentativo di difendere le papere e l'onore!

 E poi arriva la volpe. Ti avevano detto che gira nei boschi, che probabilmente la sua tana non è lontano, che negli anni passati ha fatto strage di animali nella nostra come nelle altre fattorie. Te l’avevano detto si, te l’avevano detto tutti e tu avevi diligentemente controllato le recinzioni, chiuso gli animali nei loro ricoveri la notte…ma poi i giorni, le settimane, i mesi, passano e lei non arriva. E allora, ti dici, siamo più furbi noi della volpe, allora la volpe è solo uno spauracchio per spaventare i pavidi, allora è una favola, una leggenda di questi vecchi contadini chiantigiani, la volpe che entra nel pollaio, la volpe che va a rubare l’uva come nelle favole di Fedro…la volpe per te è solo quella che a scuola coloravi nell’abbecedario per imparare a compitare la lettera V. La volpe ormai non si insinua più nelle fattorie a rubare le galline. È un archetipo, ti ripeti, un “modo di dire” come “ gallina vecchia fa buon brodo” e chi è oggi che si mette a fare il brodo con una vecchia gallina?
Insomma con suprema, contemporanea arroganza ti rifiuti di credere che la venuta della volpe sia un evento probabile oltre che plausibile…..e poi un sabato pomeriggio, sul tardi vai a chiudere gli animali per la notte e ti accorgi che c’è qualcosa di strano. Le pecore stanno belando incessantemente al contrario di tutti gli altri animali della fattoria che sono silenziosi e immobili. Sarà un caso, sarà una combinazione ma anche l’aria è ferma, il cielo pieno di nuvole, una di quelle giornate dove tra un minuto inizia un temporale…e i minuti passano ma la pioggia non arriva. E quando arrivi nel recinto delle papere i tuoi stupidi arroganti neuroni contemporanei non riescono a capire subito che cosa è successo, i tuoi stupidi, arroganti neuroni sono abituati a valutare e ponderare scenari comprensibili e intellegibili, scenari dominati da leggi positive e cartesiane, i tuoi stupidi arroganti neuroni allevati a pane e serie tv alla C.S.I non sanno che fare di fronte a un recinto chiuso, privo di aperture o lacerazioni dove fino a poche ore prima giravano indisturbate cinque paperelle e adesso di loro non c’è nessuna traccia.
E mentre sei lì a chiederti dove siano finite vedi il cadavere di Elvis steso a terra in mezzo a un mucchio di bianche piume. No, il re del Rock non è venuto fino in Chianti per morire in mezzo alle nostre papere dopo aver simulato più di trent’anni fa la sua prima morte, Elvis era solo il papero bianco e nero così ribattezzato  in virtù del suo ciuffo di piume dritte sulla testa. Mi piace pensare che Elvis abbia provato a difendere la famiglia ma che sia caduto onorevolmente data anche la sua scarsa prestanza fisica: era piuttosto obeso il nostro papero come il suo omonimo nell’ultimo scorcio di carriera e probabilmente per questo la volpe si è evitata la fatica di portare i suoi resti fuori, fino alla tana dove i suoi cuccioli aspettavano la cena.
A parte il cadavere di Elvis e qualche piuma qua e la non è rimasta traccia di questo crimine: nessun impronta sul terreno, neanche una macchiolina di sangue. Il giorno seguente, come una cretina, ho passato la mattinata a controllare tutto il perimetro di reti che delimitano il bosco dove stanno gli animali: passo passo, cercavo il buco, la breccia dalla quale la maledetta volpe poteva essere entrata. Niente. Neanche un forellino. M. il grande M, cacciatore, coltivatore e muratore oltre che mio maestro di vita che mi ha insegnato a murare a secco e a zappare mi ha guardato divertito scandagliare la recinzione e si è messo a ridere: << La volpe è rossa come il diavolo>> ha detto con lo stesso sguardo furbo di quando mi vede china nei riquadri dell’orto a strappare le erbacce e dice << l’orto vuole l’uomo morto>>. Alla fine non era neanche il dispiacere per le papere crudelmente assassinate… era che mi bruciava, ecco, mi bruciava essere stata fregata e non riuscire a capire come, mentre M. sornione se la rideva ho capito chiaramente che dietro al mio disappunto c’era qualcos’altro.
Il fatto è che ho avuto una strana sensazione di  deja vu quando sono entrata in quel recinto e lentamente ho realizzato l’accaduto: come se non mi fosse nuova quest’esperienza.  
Ho chiuso gli occhi per un attimo, solo un attimo e mi sono accorta che si, l’avevo già provato: quel senso di panico e smarrimento, nel non sapere, nel non capire COSA ti sta accadendo, da dove arriva il pericolo e perché. È stato il giorno in cui ho perso il lavoro, il MIO lavoro, quello per cui avevo studiato e mi ero formata, il lavoro che per me non era un’avventura occasionale da B.R.A ma un motivo di realizzazione e di soddisfazione, quel lavoro che la crisi economica e la follia di un capo incapace di gestire le risorse a sua disposizione mi hanno portato via.
In quel giorno come in questo non sono riuscita a capire la dinamica dell’accaduto e sono rimasta lì a bocca aperta senza sapere che fare. Cercavo anche allora  una breccia, un buco nella rete cercavo di capire cosa non aveva funzionato o anche dove avevo sbagliato….anche se sapevo benissimo di non aver sbagliato niente. Perché tu puoi fare anche tutto giusto: chiudere le recinzioni, serrare i cancelli, controllare il perimetro e tenere gli animali al riparo….ma tutte queste buone pratiche ti danno solo l’illusione di poter controllare qualcosa di incontrollabile. La verità è che la volpe è un predatore, un animale programmato per uccidere e cacciare e nonostante tutto il tuo impegno nel suo modus operandi ci sarà sempre qualcosa che ti sfugge, qualcosa di imponderabile e piuttosto inquietante che noi uomini non riusciamo a vedere.
Ed è lo stesso per la mia generazione: ci avevano detto che se facevamo i compiti, prendevamo la laurea, affrontavamo senza fiatare stage gratuiti e master costosissimi alla fine sarebbe arrivato il premio, il passo in avanti nella scala social evolutiva, il piccolo passo che i nostri genitori non avevano potuto – in maggioranza – permettersi: non solo un lavoro sicuro, ma un lavoro che ci piaceva e ci gratificava. Ma poi è arrivata la volpe e siamo rimasti senza gratificazioni ma anche senza lavoro e senza futuro….e non è colpa nostra, non siamo noi ad aver dimenticato un cancello aperto o ad aver fatto entrare un pericoloso predatore. Qualcosa ci è sfuggito perché nessuno ci aveva preparato a coglierne i segni e non c’è niente che possiamo fare adesso se non imparare a “tenere botta” e incassare.
Dicono che la volpe sia capace di abbaiare come i cani, io non l’ho mai sentita da quando lavoro quaggiù. È un suono sinistro, mi hanno raccontato, a metà tra un lamento e un ululato, è un suono che mette freddo e fa paura. Va bene terrò botta e me ne starò buona perché questa volta ha vinto lei anche se non so come è riuscita a violare le nostre difese, per consolarmi della perdita di Elvis sto imparando a guidare il trattore e ad ogni buon conto all’angolo della recinzione ho piazzato una bella trappola con tanto di esca, magari chissà la prossima volta vinco io, magari riesco a prenderla, la volpe, o almeno a capire come riesce a entrare e a portarsi via cose mie, mie per merito e per diritto. 

3 commenti:

  1. Ottimo anche questo. Il procedimento che hai individuato (dico di nuovo "alla Zucconi") secondo me funziona perfettamente.
    Marta

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  2. prima si diceva c'ho una scimmia. adesso si dirà mi è arrivata la volpe.
    tarf

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  3. c'ho una scimmia....bello, qui ci sono anche le scimmie tra l'altro e i Lama...non so se te l'avevo detto!

    Chiara

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